La farecchiata altro non è che farina di Roveja, un pisello selvatico che cresce tra gli 800 e i 1200 metri d’altezza ed è una specialità dei monti Sibillini. Viene macinata a pietra e il suo gusto un po’ amarognolo è molto particolare. Si usa come la normale polenta ed è un’ottima alternativa alla “solita minestra“. La ricetta tradizionale vuole che sia condita con un battuto di aglio e alici, ma proverò a farla anche in altri modi perchè sono convinta che il suo sapore si abbina benissimo con altri ingredienti della terra ad esempio funghi o tartufo.
Per ora questa è la ricetta della tradizione:
Facciamo la spesa
per 4 persone
500 gr di farecchiata
circa 3 Lt di acqua
2 spicchi d’aglio
60 gr di alici
sale e olio evo q.b
Come si fa
Farla è molto semplice si versa la farecchiata molto lentamente nell’acqua bollente già salata (fate attenzione perchè tende a risalire, per cui usate un tegame dai bordi alti) e mescolate velocemente, meglio se con una frusta per evitare che si formano grumi. Tenete la fiamma molto bassa e fate cuocere per almeno 45 minuti avendo l’accortezza di continuare a mescolare.
In un’altra padella fate soffriggere l’aglio, sempre con il fuoco molto basso, e aggiungete, quando questo comincia a colorirsi, le alici che si dovranno sciogliere quasi completamente.
Versate nei piatti la farecchiata e conditela con il soffritto.
Mi è stato assicurato che se avanza e viene fritta, il giorno dopo, è anche più buona ma non ho potuto verificarlo perchè è finita subito… era troppo buona devo farne di più.