La Roveja, detta anche roveglia, rubiglio, pisello dei campi o corbello, è un antichissimo cereale (si parla addirittura di tracce nel neolitico) ricco di proteine vegetali. Cresce in montagna ad oltre 800 metri d’altezza e la sua raccolta è molto difficile e faticosa, infatti per la sua forma non è possibile usare i mezzi meccanici per cui viene completamente falciata a mano in posizione china e questo richiede tanto tempo e sforzo fisico.
Per questa ragione la raccolta di questi semi è stata abbandonata e questo cereale è stato dimenticato per molti anni, tanto che molte persone (me compresa) non ne conoscevano l’esistenza. Per un caso fortuito sono stati ritrovati i semi in una casa semi distrutta dal terremoto a Civita di Cascia dove ora è di nuovo raccolta da pochi coltivatori ed è presidio slow food. Si raccoglie tra fine luglio e i primi di agosto come la lenticchia, quando le foglie sono gialle, poi si lascia essiccare e solo quando è completamente essiccata si può trebbiare e setacciare. Insomma un procedimento lungo e faticoso per raccogliere un frutto buono e sostanzioso. I semi possono essere macinati a pietra per ottenere una sorta di farina chiamata Farecchiata utilizzata per fare una specie di polenta condita con un battuto di acciughe aglio e olio extra vergine d’oliva.
Io ci ho fatto la zuppa!
Facciamo la spesa:
250gr. di Roveja
1 spicchio d’aglio, mezza cipolla, 1 carota, 1 costa di sedano
100 gr. di polpa di pomodoro.
sale e olio evo qb.
peperoncino secondo il vostro gusto (io ne ho messo pochino).
Prepariamo la zuppa:
E’ fondamentale mettere a bagno la Roveja per almeno 18 ore poi va scolata e sciacquata per bene, infine lessata in abbondante acqua salata per circa 1 ora.
Nel frattempo prepariamo un sugo con il pomodoro e un soffritto, fatto in precedenza a fuoco basso, con la cipolla, la carota, il sedano, lo spicchio d’aglio (che dobbiamo togliere appena si colora) e il peperoncino . Uniamo la roveja cotta nel sugo, con parte dell’acqua di cottura, e lasciamola finire di cuocere fino al raggiungimento della densità che più ci piace.
Per completare l’opera servitela con crostini di pane tostati e strofinati con l’aglio.
Questa è una ricetta base si possono avere un’infinità di varianti dall’aggiungere la pasta e servirla tipo minestra all’aggiungere la salsiccia nel sugo o del formaggio grattugiato.
A me è piaciuta molto anche così ma proverò sicuramente a farla anche in altri modi.